L’aria odorava di fieno, di profumi portati dal vento da lontano, dai campi in fiore, dagli alberi che mostravano fieramente i loro piccoli boccioli rosa o bianchi, e poi, a sentire meglio, si avvertivano pure i suoni delle risate allegre delle fanciulle nell’età ancora spensierata, i rimproveri delle madri, i suoni metallici delle spade; il sole carezzava la pelle, dolcemente la arrossiva provocando caldo, i capelli erano scompigliati leggermente dalla brezza proveniente dal lontano mare.
Il ragazzo chiuse gli occhi. Che bel giorno per morire.
Non poteva sperare di più, se non lasciare questo mondo con la natura che gli accarezzava i sensi e lo rendeva felice.
Non importavano le parole dei giudici, né le grida della folla che si era riunita nella grande piazza solo per vederlo ardere. Sorrise piano. Un angelo divorato dalle fiamme. Uno spettacolo.
“ Serafine Lancasser, io, per il potere conferitomi dal Padre, nostro Signore, il cui nome sia lodato ora e per sempre, ti condanno alla pena capitale. Sarai bruciato e il demonio che ospiti al tuo interno uscirà dal corpo, che Dio ti perdoni” parlò un uomo grassoccio dalla cui fronte cadevano gocce di sudore. Sulla piazza cadde un silenzio tombale. Non un sussurro, non una parola, non un respiro. Tutto era immobile, impietrito.
Stretto ad un palo di legno, aprì piano gli occhi e guardò il cielo. Era terso. Una lacrima gli scese lungo la guancia. Non era una lacrima di paura, né di dolore, era solo di felicità. Finalmente avrebbe abbandonato questo mondo coperto d’infamia, questo mondo marcio e corrotto dove coloro che vogliono fare qualcosa per gli altri sono condannati. Sciocchi! La razza umana è proprio stolta! Finalmente si sarebbe liberato dell’amarezza di constatare quanto l’uomo fosse una creatura limitata. Strinse i pugni scoppiando a ridere. Una risata amara, quasi isterica.
La folla gemette, quella risata provocò una sensazione di terrore collettivo.
Infine, il boia accese il fuoco e, fra il silenzio e la paura generale, stette per appiccare le fiamme che avrebbero avvolto il bel corpo del ragazzo che continuava a fissare il cielo, mentre lacrime scorrevano silenziose sul suo volto, ma un bimbo fece sussultare tutti, quando gli fermò la mano.
“ No! Nooo! Cosa fate? Lui è buono! Ha salvato mio padre! Non è un mago!” gridò disperato, ma il boia lo allontanò con uno strattone, il bambino cadde, volle rialzarsi, ma il suo sguardo s’incontrò con quello di Serafine che lo fissò a lungo. Infine gli sorrise dolcemente mentre con le labbra gli diceva un “Grazie”, perciò il bimbo abbassò il capo iniziando a piangere.
Serafine sentì il fuoco bruciare vicino ai piedi. Sorrise. Ora poteva sorridere, finalmente. Tornò a guardare il cielo: forse ancora c’era speranza per il mondo.
“ Io…” cominciò a dire attirandosi l’attenzione generale”… sono contento di lasciare questo mondo, di essere giudicato da un vero giudice, non da uomini e dalle leggi effimere di questi. Io ho solo voluto aiutare, per quanto possibile, l’umanità, coloro che mi stavano accanto, i malati, gli infelici. Non ho ucciso, né rubato, non ho ingannato nessuno. Ma una grande colpa ce l’ho: ho amato. Ho amato disperatamente, con l’anima e con il corpo; mi sono macchiato di un amore proibito, ma non mi pento. E voi…” continuò rivolto ai giudici e agli uomini di chiesa che stavano seduti con un’aria di sufficienza e di mera soddisfazione”… non sperate di vedere mai il paradiso, voi che di atti impuri ne avete fatto più degli altri, che trovate pure quello che non esiste! Si, vi dirò che ho amato un altro uomo!”, nacque un confuso mormorio fra la gente, ormai Serafine poteva sentire le fiamme quasi lambirgli i piedi, ma fece finta di nulla e continuò a parlare con tono fiero "Non credo che davvero Dio abbia detto che non sia permesso amare un altro uomo, lo hanno detto gli uomini, i quali sono solo dei peccatori! Io, miei signori, non mi pento di nulla e la morte mi è gradita, in fondo mi avete fatto solo un favore: presto mi ricongiungerò con il mio amato!” sorrise teneramente chiudendo gli occhi.
Presto, presto, non vedeva l’ora di rivederlo, fosse anche all’inferno. Quando aveva deciso di amarlo, aveva deciso che avrebbe accettato anche l’inferno più nero per l’eternità, pur di stargli accanto durante la vita terrena.
I mormorii della folla si confondevano con le grida dei giudici, ma che importanza aveva? Nessuna.
Respirò a pieni polmoni, i suoi respiri erano contati, che buona quell’aria!
Si era sempre chiesto come si dovesse sentire una persona sul punto di morire, ora lo sapeva.
Voleva vivere intensamente gli ultimi attimi della sua vita, sentire il sole sulla pelle, il vento fra i capelli, il profumo dei fiori, udire i suoni provenienti da lontano, da oltre il mare.
Era bello morire.
Il ragazzo chiuse gli occhi. Che bel giorno per morire.
Non poteva sperare di più, se non lasciare questo mondo con la natura che gli accarezzava i sensi e lo rendeva felice.
Non importavano le parole dei giudici, né le grida della folla che si era riunita nella grande piazza solo per vederlo ardere. Sorrise piano. Un angelo divorato dalle fiamme. Uno spettacolo.
“ Serafine Lancasser, io, per il potere conferitomi dal Padre, nostro Signore, il cui nome sia lodato ora e per sempre, ti condanno alla pena capitale. Sarai bruciato e il demonio che ospiti al tuo interno uscirà dal corpo, che Dio ti perdoni” parlò un uomo grassoccio dalla cui fronte cadevano gocce di sudore. Sulla piazza cadde un silenzio tombale. Non un sussurro, non una parola, non un respiro. Tutto era immobile, impietrito.
Stretto ad un palo di legno, aprì piano gli occhi e guardò il cielo. Era terso. Una lacrima gli scese lungo la guancia. Non era una lacrima di paura, né di dolore, era solo di felicità. Finalmente avrebbe abbandonato questo mondo coperto d’infamia, questo mondo marcio e corrotto dove coloro che vogliono fare qualcosa per gli altri sono condannati. Sciocchi! La razza umana è proprio stolta! Finalmente si sarebbe liberato dell’amarezza di constatare quanto l’uomo fosse una creatura limitata. Strinse i pugni scoppiando a ridere. Una risata amara, quasi isterica.
La folla gemette, quella risata provocò una sensazione di terrore collettivo.
Infine, il boia accese il fuoco e, fra il silenzio e la paura generale, stette per appiccare le fiamme che avrebbero avvolto il bel corpo del ragazzo che continuava a fissare il cielo, mentre lacrime scorrevano silenziose sul suo volto, ma un bimbo fece sussultare tutti, quando gli fermò la mano.
“ No! Nooo! Cosa fate? Lui è buono! Ha salvato mio padre! Non è un mago!” gridò disperato, ma il boia lo allontanò con uno strattone, il bambino cadde, volle rialzarsi, ma il suo sguardo s’incontrò con quello di Serafine che lo fissò a lungo. Infine gli sorrise dolcemente mentre con le labbra gli diceva un “Grazie”, perciò il bimbo abbassò il capo iniziando a piangere.
Serafine sentì il fuoco bruciare vicino ai piedi. Sorrise. Ora poteva sorridere, finalmente. Tornò a guardare il cielo: forse ancora c’era speranza per il mondo.
“ Io…” cominciò a dire attirandosi l’attenzione generale”… sono contento di lasciare questo mondo, di essere giudicato da un vero giudice, non da uomini e dalle leggi effimere di questi. Io ho solo voluto aiutare, per quanto possibile, l’umanità, coloro che mi stavano accanto, i malati, gli infelici. Non ho ucciso, né rubato, non ho ingannato nessuno. Ma una grande colpa ce l’ho: ho amato. Ho amato disperatamente, con l’anima e con il corpo; mi sono macchiato di un amore proibito, ma non mi pento. E voi…” continuò rivolto ai giudici e agli uomini di chiesa che stavano seduti con un’aria di sufficienza e di mera soddisfazione”… non sperate di vedere mai il paradiso, voi che di atti impuri ne avete fatto più degli altri, che trovate pure quello che non esiste! Si, vi dirò che ho amato un altro uomo!”, nacque un confuso mormorio fra la gente, ormai Serafine poteva sentire le fiamme quasi lambirgli i piedi, ma fece finta di nulla e continuò a parlare con tono fiero "Non credo che davvero Dio abbia detto che non sia permesso amare un altro uomo, lo hanno detto gli uomini, i quali sono solo dei peccatori! Io, miei signori, non mi pento di nulla e la morte mi è gradita, in fondo mi avete fatto solo un favore: presto mi ricongiungerò con il mio amato!” sorrise teneramente chiudendo gli occhi.
Presto, presto, non vedeva l’ora di rivederlo, fosse anche all’inferno. Quando aveva deciso di amarlo, aveva deciso che avrebbe accettato anche l’inferno più nero per l’eternità, pur di stargli accanto durante la vita terrena.
I mormorii della folla si confondevano con le grida dei giudici, ma che importanza aveva? Nessuna.
Respirò a pieni polmoni, i suoi respiri erano contati, che buona quell’aria!
Si era sempre chiesto come si dovesse sentire una persona sul punto di morire, ora lo sapeva.
Voleva vivere intensamente gli ultimi attimi della sua vita, sentire il sole sulla pelle, il vento fra i capelli, il profumo dei fiori, udire i suoni provenienti da lontano, da oltre il mare.
Era bello morire.
Rabbrividì piano. La paura piano cercò di impossessarsi di lui, ma non ci riuscì. Se Lui fosse stato ancora vivo avrebbe cercato con ogni mezzo di scappare, ma poiché era morto, non voleva nessuna sorte se non quella di seguirlo nell’oltretomba.
Sospirò aprendo gli occhi per guardare un’ultima volta il cielo.
Delle urla, dei toni di paura si fecero sentire dalla piazza. E che cavolo! Non si poteva neanche morire in pace!
Con fatica guardò davanti a lui e pensò che il suo cuore si sarebbe bloccato in quell’istante.
Sospirò aprendo gli occhi per guardare un’ultima volta il cielo.
Delle urla, dei toni di paura si fecero sentire dalla piazza. E che cavolo! Non si poteva neanche morire in pace!
Con fatica guardò davanti a lui e pensò che il suo cuore si sarebbe bloccato in quell’istante.
Ma è meraviglioso! Che capitolo!
RispondiEliminaDa brivido. COsì profondo e struggente.
Morire per aver amato... però chissà che succede poi :)
Beh, poi c'è un flashbackXD. Spero di non averti fatto piangere cosi come fai tu con me quando leggo i tuoi racconti!^//^
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