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Visualizzazione dei post da 2010

P.S. Ricordarsi di vivere (capitolo IV)

Nei giorni seguenti andò nel club e si comportò in modo davvero impeccabile, ormai era diventato la star del locale, con grande soddisfazione da parte di Viktor e grande odio da parte di Cindy. Con Rosalie era riuscito a fare amicizia, in fondo lei era un fiore in mezzo al letame, era come una boccata di aria fresca. Gli piaceva ballare con lei, parlare dopo il lavoro, si erano scambiati anche i numeri di telefono e spesso si telefonavano. Viktor approvava l’amicizia con quella ragazza per la quale aveva un debole. Erano ormai tre settimane che Erast non andava più a letto con sconosciuti, ma non gli mancava per niente fare sesso, invece gli mancava un’altra cosa che non riusciva a procurarsi e spesso gli causava quei maledetti sbalzi di umore o si sentiva addirittura depresso. Cercava di assumere altre sostanze sostitutive, ma non avevano lo stesso effetto e anzi, alcuni miscugli che ingurgitava erano persino più pericolosi della droga. Viktor si rese conto di un certo nervosismo da p

P.S. Ricordarsi di vivere ( capitolo III)

Erano ormai le quattro passate quando Erast rincasò insieme a Viktor. Anche se non lo voleva ammettere, era stanchissimo. Stare lì ed essere gentile con i clienti lo aveva spossato del tutto, almeno Viktor non lo aveva lasciato andare con quell’uomo giacché, in verità, non ne aveva alcuna voglia. Una volta dentro l’appartamento, il ragazzo si buttò sul letto affondando il viso nel cuscino. Non seppe quanto tempo passò, ma improvvisamente una mano lo scosse. “Mmh?” domandò con gli occhi chiusi. “Vai a farti un bagno prima di dormire, puzzi” disse la voce del bruno. “Chi se ne… la faccio quando mi sveglio” grugnì voltando il capo dalla parte opposta. “Ma tu guarda, pensavo fossi più resistente” tuonò sarcastico “ come facevi quando ti trombavi più uomini in una notte?” domandò tagliente. “Vuoi provare?” lo provocò non muovendosi. Dopo alcuni secondi sentì le mani di Viktor afferrarlo alla vita e girarlo. Sorrise di soddisfazione. “Ah, quindi lo vuoi” constatò portando una mano su un glut

Alexandros ( capitolo 15, parte I)

Intorno c’era una strana quiete. Un vento leggero soffiava fra le fronde degli alberi, qualche animale si sentiva fra l’erba alta, un profumo di fiori gli invadeva le narici. Alexandros cercava di concentrarsi, tuttavia si sentiva fin troppo debole. Il suono dei passi, le armi metalliche, le strida si facevano sempre più vicine. Oh dei, non ce l’avrebbe fatta. Questa volta sarebbe morto. Era troppo debole. Aprì gli occhi e barcollò a causa di un capogiro, un soldato lo guardò con attenzione, poi distolse lo sguardo. Era chiaro a tutti che fosse l’amasio del comandante. Recuperò il controllo sul proprio corpo e alzò lo sguardo davanti a sé. Sul suo cavallo nero era stupendo. Stava facendo un lungo discorso. I soldati avrebbero dovuto difendere la patria, affermare il potere di Roma, tornare dalle loro famiglie. Era l’ultima faticosa battaglia e la dovevano vincere. In fondo chi era più forte e coraggioso di un soldato romano? Di certo non un barbaro. Alexandros lo osservava attentamente

P.S. Ricordarsi di vivere (capitolo II)

Si svegliò scosso da un brivido che gli percorse la schiena. Dio, non ce la faceva più! Erano tre giorni che suo fratello non si faceva vedere e quell’uomo, Viktor, non gli aveva quasi rivolto parola. Lo aveva portato nella sua casa, un appartamento lussuoso all’ultimo piano di un edificio di vetro; gli aveva dato dei vestiti, tutti di marca aveva osservato, e gli aveva detto di non uscire di casa. Anche se lo avesse voluto non avrebbe potuto di certo farlo, si trovava almeno al quindicesimo piano e la porta era sempre chiusa. Si rannicchiò nel letto stringendosi il lenzuolo addosso. Ancora era sconvolto da quello che gli aveva detto Viktor quando lo aveva portato lì. Haym lo aveva venduto a lui, come un oggetto. Viktor non gli aveva rivelato a cosa gli servissero quei soldi, il perché il fratello avesse fatto un gesto cosi amorale, tuttavia ripresosi un po’ dalla rabbia, gli aveva domandato quanto valeva. 500.000 euro. Una somma molto più alta di quanto si fosse aspettato, ma Viktor

P.S. Ricordarsi di vivere (capitolo I)

Il suono dei passi risuonava piano nell’aria spezzata dal rumore della pioggia che cadeva velocemente al suolo, il vento con la sua carezza rubava agli alberi le ultime foglie e le depositava a terra. L’atmosfera decadente si abbinava perfettamente alla sua anima, grigia come quel cielo d’inverno. La figura che a quell’ora della notte si aggirava per la città si strinse nel cappotto rabbrividendo. Faceva un freddo cane. Ormai la pioggia si era ridotta a delle rare gocce di perle invisibili che scendevano dal cielo nero, perciò il ragazzo uscì da sotto la tettoia di una casa e si incamminò sul marciapiede, lungo una strada quasi deserta. Scalciò una lattina di coca cola e si aprì leggermente il cappotto, andò con le mani alla propria nuca, tolse un nastro nero liberando cosi la massa di capelli che si posarono dolcemente sulle sue spalle. Dopo alcuni secondi, una macchina accostò un po’ più avanti da dove si trovava, quindi accelerò e andò ad aprire la portiera per entrare. Un secondo.

Noi due ( capitolo 18, parte prima)

Gabriel aprí gli occhi sentendo di non poter piú respirare. Gli ci vollero alcuni secondi per rendersi conto di essere nella propria stanza di motel. Sospiró piano e adagió il capo sul cuscino. Stette tranquillo alcuni minuti, poi si volse verso la finestra. Ormai era evidente che era il tempo del crepuscolo. Prese il cellulare. Erano le quattro e mezza. Si alzó. Tanto era sicuro che non sarebbe piú riuscito a riaddormentarsi. Si mise addosso una tuta leggera e uscí. Un´aria fresca lo accolse. Cominció a correre sperando di non ripensare al sogno appena fatto. Impossibile. Hesediel. Hesediel. Hesediel! Aveva sognato che lui era a capo di quella banda di criminali. Dio, stava impazzendo? Ora anche al lavoro non gli dava pace. E come lo aveva immaginato! Totalmente cambiato, ma con gli stessi occhi magnetici. Scosse la testa. Lo spettro di Hesediel fu come dissipato dalla sua mente. Aveva una missione da compiere, cavolo! Doveva essere preparato! Per l´intera mattinata continuó a fare es

Noi due (capitolo 17)

Gabriel si guardo´ intorno con sospetto. L´Audi parcheggiata accanto alla propria auto non l´aveva mai vista e cio´gli provoco´un subitaneo mal di testa. Di norma c´erano solo le solite macchine e vedere qualcosa di insolito gli causava sempre un sentimento di inquietudine. Sospiro´e scese dalla sua nuovissima BMW. Era la sua adorata. Ormai solo una macchina gli riempiva il cuore. Mise la mano sulla vernice nera lucida in un gesto che sembrava una carezza o, piuttosto, un disperato bisogno di dimostrare a se stesso di essere ancora capace di toccare qualcosa senza romperlo, senza fargli del male, senza pentirsene il secondo giorno. Fece una smorfia e si allontano´verso l´edificio quasi invisibile in mezzo a un piccolo bosco e rivestito esternamente solo da specchi cossiche´si mimetizzava perfettamente. Gabriel passo´ accanto a due guardie vestite di verde ed entro´ in quello che da pochi anni era diventato il suo mondo. Camminando verso la sala riunioni molti lo guardarono, alcuni con

Pazienza

Buonasera a tutti voi. Eggia' e' sera adesso che ho deciso di scrivervi da un posto molto lontano e freddo dalla mia bellissima e caldissima Roma. Per prima cosa mi dispiace di non aver continuato a postare i miei amati racconti,ma ci sono stati un po' di problemi e non mi voglio assolutamente giustificare, tuttavia penso che vi devo almeno una spiegazione. I motivi principali sono tre, tra i quali il piu' grave secondo me e' il fatto che qualche intelligentone copia i miei racconti e li posta altrove, probabilmente prendendosi tutti i meriti, ovviamente cio' mi rammarica e allo stesso tempo mi scoccia. Poi... causa scuola e problemi familiari non ho avuto per niente tempo per rivedere e correggere i vari capitoli ed infine ho cambiato due pc perche' la mia fortuna in fatto di affaracci elettronici vedo che mi ha del tutto abbandonata. Per ora, pertanto, mi godro' questa vacanza qui a 10 gradi Celsius, magari invidiata da chi soffre di caldo e continuero

Noi due (capitolo 16)

Fu bellissimo. Quella notte nascosi il volto nel cuscino e chiusi gli occhi. Potevo benissimo sentire la sua lingua che entrava nella mia bocca. E sentivo sempre quel vuoto dentro lo stomaco che ti attorciglia anche l’intestino. Ero eccitato, penso. Ma era stato stupendo. Quel bacio… Non lo avrei di certi mai dimenticato. Il mio compleanno più bello, dissi fra me e me. Sarah e Hegyron mi avevano regalato dei libri di arte, sapevano che ne ero appassionato. Ora, riflettendoci, non capisco come mai non abbia scelto una scuola di arte, ho sempre amato le sculture e le pitture. Eppure sono entrato in una scuola militare. In ogni modo, i giorni seguenti mi sembrò di essere nel paradiso. Qualcosa era cambiato, sentivo nell’aria primaverile l’amore. Se amore si può chiamare ciò che provavo per Hesediel. Di certo ne ero attratto, e affascinato. Aveva quel non so che di freddo che attirava. Da qualche parte ho letto che se un gatto entra in una stanza dove tutti lo guardano e vogliono accarezza