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Visualizzazione dei post da 2009

Noi due ( capitolo 15)

“Sei contento amore?” chiese Julia posando davanti ai suoi occhi un piatto di riso al latte. “Si! Con Hegy sono sempre andato d’accordo, ma pensavo che non tornasse più… all’inizio non mi sono neanche ricordato di lui!” esclamò Gabriel cominciando a mangiare. La donna gli si sedette davanti e si accese una lunga sigaretta. “Già, ora pare che sia tornata tutta la sua famiglia, ha una sorella gemella e un fratello più grande” lo informò. “Non lo sapevo…”. “Sono sicura che farete amicizia”. “Certo”. Gabriel andò nel giardino e si mise su un’amaca cominciando a leggere un libro. Hegyron era stato il suo migliore amico d’infanzia, non che a dodici anni fosse grande, però quattro anni prima si era trasferito insieme alla sua famiglia e ora era tornato. Nascosto dietro ad una tenda, aveva osservato Hegyron e la sua goccia d’acqua giocare e poi aveva visto un giovane uomo. Lo aveva affascinato. Trascorreva le sue giornate all’aria aperta, leggendo libri o stando semplicemente in silenzio fissa

Noi due (capitolo 14)

Non ci posso credere, eppure sono già passati sei anni da quel giorno, da quando Hesediel ha scelto di sparire dalla mia vita senza chiedermi il permesso; in fondo non mi ha chiesto il permesso neanche per entrarci. Ha sempre fatto come ha voluto lui. E io ero sempre troppo debole per oppormi a lui. A volte penso che sia un bene che se ne sia andato, avrei rischiato di vivere come una sua ombra. Io sono cambiato da allora. Lo ammetto, l’ho cercato disperatamente, ero furioso e depresso. Lo amavo. Lo amo? Non lo so più, ma ancora lo penso. E dopo di lui non ho avuto nessun altro uomo. Nessuno. Non ho più voluto essere abbracciato da un altro maschio, neppure un amico. Volevo conservare per sempre il suo profumo. Nei primi tempi mi rifugiavo nel suo letto e piangevo sui suoi vestiti. Si, esattamente come una ragazzina alla sua prima cotta. Quasi mi viene da ridere, ora, ripensandoci, però in quel momento soffrivo. Soffrivo veramente. Avevo conosciuto l’amore. E posso affermare che esso n

Alexandros (capitolo 14, parte I)

Alexandros si tirò indietro con un rapido movimento. La spada tuttavia gli si conficcò nella spalla facendolo mordere a sangue le labbra per il dolore. Con impeto prese un pugnale e lo piantò nella gola del nemico che alzò gli occhi verso il cielo e cadde a terra. “Maledizione!” imprecò sottovoce grugnendo mentre si toglieva l’arma. La rimpiazzò con la propria che aveva perso. Ma non ebbe il tempo di respirare che un altro gli dava addosso. Ora capiva perché i Greci odiavano cosi tanto i barbari. Erano troppo violenti per i loro gusti! Imprecò nuovamente tagliando il Gallo su un polpaccio e poi sul braccio. Continuò a combattere. Era stanco, ormai non sapeva più da quanto tempo stava lottando, però sentiva che le forze lo stavano abbandonando. Sia quelle fisiche sia quelle psichiche. Liberandosi di un altro sollevò lo sguardo e per un solo secondo incontrò quello del suo comandante. Subito dopo tornò a sterminare i propri nemici. Non riusciva a fare nulla. Né mangiare né dormire. Nell’

Noi due (capitolo 13, parte terza)

Tutto quello che successe in seguito fu un caleidoscopio di eventi. La macchina di Hesediel si fermò accanto a lui. L’uomo capì al volo l’accaduto. Gabriel era sotto stato di shock, tremava ed era fuori di sé. Lo strinse al proprio corpo. Invano cercò di calmarlo. Arrivarono presto l’ambulanze e macchine di polizia. Gabriel pianse quando Hesediel si assunse la colpa dell’accaduto, dichiarò di essere stato lui a spingere il fratello in mezzo alla strada. Poi il giovane svenì. La gente intorno a una bara. Una bara come tutte le altre sotto un cielo plumbeo. Una scena da sogno, anzi da incubo. Tirava vento, ma faceva un caldo infernale. Nessuno piangeva. Perché diavolo nessuno piangeva? Nessuno aveva mai amato veramente Hegyron? Gabriel guardò il buco nero che avrebbe accolto il corpo dell’amico per l’eternità. Era spaventoso. Un brivido di terrore gli attraversò la schiena. Anche lui un giorno… Voltò il capo verso la propria destra. Hesediel era accanto a lui. Nathalie non era neanche ve

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Salve a tutti, purtroppo come avete avuto modo di constatare il blog va molto a rilento e me ne dispiaccio, ma fra la scuola e le altre attività non ho più un attimo di tempo, perciò chiedo scusa e cercherò di riuscire a postare almeno un paio di volte al mese. Inoltre mi dispiace anche di aver trascurato altri blog, come quelli di Ale, Viky o Giusy. Chiedo ancora scusa. A presto, Jivri'l.

Noi due (capitolo 13, parte seconda)

Arael sbadigliò rumorosamente. Stavano nel cortile e parlavano di quello che era successo ultimamente. Ariel sospirò melodrammaticamente. “Eppure ti avevo detto di non dare ‘quello’ ad Arael, forse cosi, se Hegyron non vi avesse visti, tutto questo non sarebbe accaduto” sbottò studiando una rivista di armi da fuoco. “No, forse è meglio cosi Ariel, almeno ho capito che genere di persona è colui che reputavo il mio migliore amico” rispose Gabriel toccandosi un livido sull’avambraccio. “In effetti…” rispose Mikael tirando un orecchio ad Ariel che gli diede una sberla. “In ogni modo quei quattro sono stati veramente malmenati ieri o l’altro ieri, pensa che due sono finiti all’ospedale” proruppe Arael. “Eh?” Gabriel lo guardò sorpreso. “Già, non si sa chi sia stato, però anche Hegyron non si è visto molto in giro e pare che sia più cupo del solito” continuò Mikael serio. “Comunque… Gabriel, potrei parlarti due minuti in privato?” intervenne Arael. Il ragazzo annuì e gli altri due si fecero

Noi due (capitolo 13, parte prima)

Il bambino dai capelli scuri gli prese la mano, mentre gli diceva di non lamentarsi poiché non si era fatto male. “Gabriel! Hegyron!” strillò una voce femminile avvicinandosi ai due bimbi. Gabriel alzò lo sguardo verso il suo amico. Hegyron? Quello era Hegyron? La madre di Gabriel si inginocchiò e gli diede un veloce bacio sulla fronte. “Tutto bene tesoro?” domandò studiando il ginocchio sbucciato. Gabriel annuì cercando di trattenere le lacrime. La donna gli sorrise dolcemente e prese lui e Hegyron per mano e si avviarono verso casa. Un tunnel nero. Correva. Guardava velocemente indietro, sentiva di essere inseguito. Aveva il fiato corto. Non ce la faceva più. Udiva altri passi dietro di lui. Una voce maschile lo stava chiamando. Si fermò stanco. Conosceva quella voce. “Tutto bene?” gli chiese un giovane uomo inginocchiandosi accanto a lui. Gabriel lo fissava incredulo. Non poteva sbagliarsi! Aveva i capelli più lunghi, il corpo era più esile e i tratti del viso non erano cosi severi,

Noi due (capitolo 12)

“Signor Belleirs, sarebbe cosi gentile da accordare la sua attenzione alla mia noiosa lezione?” domandò un uomo sulla cinquantina fermandosi vicino a Gabriel che alzò lo sguardo annoiato. “Certo signore, mi scusi” disse semplicemente e tornò a guardare fuori dalla finestra. “Signor Belleirs! E’ la terza volta che la riprendo in poco meno di mezz’ora, se proprio non le interessa potrebbe gentilmente uscire fuori?” riprese il professore dopo alcuni minuti. Il ragazzo si alzò, prese i libri e uscì. Non si sognava nemmeno di rimanere nel corridoio, quindi andò nel cortile dove si sedette su una panca e aprì un libro che cominciò a leggere distrattamente. Le parole scorrevano veloci sotto i suoi occhi ma non capiva il loro significato, lesse una pagina tre volte, però non afferrò nulla, perciò decise di chiudere il libro. Il problema era che pensava soltanto a Hesediel. La sera dopo la festa lo aveva chiamato e gli aveva ricordato che sarebbe partito in un viaggio di affari in California, p

Noi due (capitolo 11, seconda parte)

Gabriel sgranò gli occhi dalla sorpresa. Moglie. Hesediel aveva una moglie. Si sentì mancare il pavimento sotto i piedi e, se il padre non gli avesse posato nuovamente una mano sulla spalla, sicuramente sarebbe caduto. Non sapeva davvero che definizione dare allo strano smarrimento che sentì nell’udire quelle parole, tuttavia cercò di controllarsi. “Non immaginavo fossi sposato” commentò prendendo la mano della donna e baciandole leggermente e lentamente il dorso. Nathalie arrossì poco sulle guance, ovviamente non si era aspettata un simile comportamento da parte di un ragazzo. “Beh, ma neanche lo conoscevi fino a poco fa!” intervenne il padre ridendo piano. Hesediel e Gabriel si scambiarono una lunga occhiata, cosa che non sfuggì a Nathalie che inarcò un sopracciglio curiosa. “No, hai ragione, ma sembra il tipo troppo pieno di sé per avere qualcuno accanto” rispose sarcastico. “Gabriel, non essere scortese, Hesediel scusalo” intervenne nuovamente Julius premendo di più le dita sulla s

Noi due (capitolo 11, prima parte)

Gabriel fissava davanti a sé il buio infinito. Poggiava con le braccia su una balaustra, la postura e la fermezza del suo volto gli conferivano una sicurezza che non possedeva; in quel momento la sua mente non riusciva a registrare nulla di quello che stava accadendo a quella festa di ricconi, la quale festa era soltanto una maschera per concludere i vari affari personali. Non riusciva a sentire le voci stridule delle donne, le risa sommesse, i baritoni degli uomini, il tintinnare di qualche bicchiere, i passi sul pavimento. La sua mente era lontana da quel luogo. Era fissa soltanto a quello che era successo fra lui e Hegyron. Sospirò. Aveva sempre saputo che se l’amico fosse venuto alla conoscenza della sua ormai bisessualità non l’avrebbe presa per niente bene, ma mai si era aspettato che avrebbe reagito nel modo in cui aveva fatto pochi giorni prima. Chiuse gli occhi infastidito e si nascose il volto in un palmo della mano. Ancora stava male. Gabriel balzò su a sedere sentendosi agg

Fine delle vacanze

Salve a tutti! Ebbene si, dopo questa lunga e tuttavia troppo corta vacanza, sono tornata. Posterò quanto prima i vari capitoli delle varie storie. Dunque che altro dire, si ritorna alla routine della quotidianità. A presto, Jivri'l.

Vacanze

Salve a tutti! In primis, ringrazio chi continua a leggere questi racconti, avete veramente una megapazienza^^ In secundis, vi devo comunicare che purtroppo prenderò una lunga vacanza dal blog poiché da domani vado in vacanza all’estero e tornerò soltanto a fine agosto e, dunque, fino a quella data penso che non riuscirò a postare assolutamente nulla giacché non so se dove andrò nelle varie città avrò internet. Si, lo so che ho fatto un po’ una “bastardata” nel lasciare in “Noi due”, il mio pargolo Gabry che gli si agghiaccia il sangue nel sentire la voce di Hegyron, beh, per questa storia ho in mente un sacco di colpi di scena; invece per quello che riguarda “Alexandros” continuerà con molta più azione, diciamo che la trama vera e propria inizia dal prossimo capitolo; purtroppo con “Chase for love” sono rimasta moooooooooolto indietro, ma prometto che lo porterò dignitosamente a termine; e, poi, probabilmente posterò anche una storia eterosessuale, no, non lo faccio tanto per cambiare

Alexandros ( capitolo 13)

Alexandros sedeva in giardino e pareva soprappensiero. Nonostante ormai non fosse più caldo, indossava soltanto una tunica, i capelli lunghi gli ricadevano su una spalla, il volto era più pallido del solito. Gavriil stava innaffiando alcune piante, ma era piuttosto preoccupato per lui. Quando Alexandros aveva saputo della decisione di Marcus di mandare Julius in Asia si era sentito terribilmente in colpa e non aveva più aperto bocca. Il ragazzo sarebbe dovuto partire due giorni prima, però a causa di alcuni problemi burocratici la partenza era stata rimandata di tre giorni. Alexandros aveva visto Julius soltanto una volta, di sfuggita, e il ragazzo non gli aveva neanche rivolto un saluto. Passava molto tempo insieme a Cornelius, che, quando lo vedeva, gli accennava solo un saluto cortese e andava da Julius. In fondo era normale che volesse passare il tempo che gli rimaneva con il fratello, anche Aemilia spesso si univa a loro, ma stava pure con lui raccontandogli dei pettegolezzi dive

Anime lacerate (capitolo 4)

Anastasius si fermò ansimante lungo la strada di campagna. Si guardò indietro per vedere se Hais lo aveva seguito, ma di lui non c’era traccia, quindi sospirò e sedette su un masso di roccia. Non sarebbe dovuto scappare a quel modo, tuttavia nel momento in cui aveva sentito l’uomo dire quella cosa, aveva avuto paura. Ed era fuggito. Non doveva assolutamente farlo, forse neanche si riferiva a lui. “ Perché ti amo ”, ripeté piano. Lo aveva detto con voce dolce, accarezzandolo lentamente sui capelli. Nascose il viso fra le mani rendendosi conto di quanto fosse stato sciocco, Hais non avrebbe mai potuto fargli del male. Lui aveva rischiato la propria vita per aiutarlo quando era al campo ben sapendo che le SS potevano chiedergli spiegazioni sul perché si ostinasse a tenerlo nella sua personale camera, perché lo aiutasse sempre; e in fin dei conti era stato lui a portarlo via dal campo facendo in modo che non rischiasse di essere ucciso o di fare chissà quale altra fine. Lo aveva condotto i