Che serata devastante; prima quello spettacolo idiota e poi Julius che fa il deficiente con Alexandros, la dovrebbe smettere; non per chissà quali motivi, ma solo perché lui è il suo maestro e perché, soprattutto perché, lui è mio.
Oh, per gli dei! Sono talmente stanco che mi devo sedere sul mio letto, un letto rimasto fin troppo a lungo vuoto e ora ho tutta l’intenzione di riscaldarlo con i nostri corpi, mio e quello del mio bellissimo schiavo che pare si sia bloccato sulla porta.
Alexandros, non appena è entrato, si è fermato davanti all’ingresso e mi fissa con occhi grandi e con la punta del pollice in bocca.
Sembra un cerbiatto spaventato.
Vorrei rassicurarlo, non deve temere, non sono uno di quelli che prende i suoi schiavi con la violenza, e dopotutto con lui non lo potrei mai fare, non sopporterei di vedere un’espressione di dolore sul suo volto.
Mi alzo e bevo un bicchiere d’acqua, poiché avevo la gola secca per tutto il nervosismo che ho accumulato durante la serata.
Alexandros mi osserva, il suo sguardo si ferma sui miei occhi, sul naso, sulle labbra che si schiudono in un sorriso lento, poi esamina il mio corpo e sono contento di quello che vedo nei suoi occhi.
Gli piaccio.
Tendo la mano verso di lui che si avvicina e la prende fra la sua. Ha una mano più piccola della mia e calda, invece la mia è ghiacciata; gli faccio divaricare le gambe per farlo sedere a cavalcioni su di me, cosi mi ritrovò a pochi centimetri il suo viso dal mio. Vorrei baciarlo, ma ho paura di spaventarlo oltre il necessario, quindi poso le mie labbra sul suo collo donandogli un bacio leggero e sorrido quando lui getta involontariamente la testa all’indietro. Continuo a baciarlo sul collo e sui lobi delle orecchie strappandogli piccoli gemiti che cerca di soffocare.
“Va tutto bene?” voglio sapere, lui annuisce mettendo una mano fra i miei capelli corvini. Questo contatto mi provoca un sussulto, ma la sua mano trema.
Cerco di non farci caso e riprendo a baciarlo; porto una mano sul suo fianco e con l’altra gli esploro il petto profumato e la schiena nuda. Ha una pelle morbida e calda, un calore che mi intorpidisce le dita. Non ce la faccio più, non so per quanto riuscirò ancora a trattenermi.
Gli prendo in bocca un capezzolo e lui geme, chiude gli occhi arrossendo. Sospiro piano mentre lascio questo bocciolo di rosa.
Gli prendo il volto fra le mani e lo obbligo a guardarmi.
E’ rosso sulle guance, ha gli occhi grandi e lucidi, le labbra, sebbene non le abbia ancora baciate, sono gonfie e rosse.
“Cosa c’è? Non avevi affermato che a me ti saresti donato volentieri?” gli chiedo esternando un sorriso, forse la mia voce gli è parsa irritata perché ha sussultato, ma sono solo stanco.
“Certo…” mormora.
“Allora perché opponi resistenza?” voglio sapere, mentre faccio scorrere un mio dito lungo la sua colonna vertebrale facendolo trasalire.
“Io… penso di non essere la persona più idonea a soddisfarvi carnalmente…” mi risponde a fatica, troppo preso dalle sensazioni che gli suscita la mia mano sulla sua schiena, alzo un sopracciglio mentre gli mordicchio piano il lobo di un orecchio.
“Mmh… perché?”, Alexandros chiude gli occhi cercando di controllarsi. Mi vuole; anche lui vuole me cosi come io voglio lui, tuttavia qualcosa gli impedisce di lasciarsi andare.
“Perché… non ho mai avuto questo genere di esperienza… quindi non saprei proprio come darvi piacere…” bofonchia inumidendosi le labbra.
Mi fermo e torno a guardarlo negli occhi.
“Mai? Neanche con una donna?” sono sorpreso, non lo avrei mai creduto.
“No”.
Allora rido piano. Sono troppo felice per trattenermi, lui non ha mai avuto nessuno.
“Cosa… cosa c’è?” mi domanda imbarazzato. Smetto di ridere e accarezzo piano i suoi splendidi capelli ramati. Sono cresciuti da quando sta qui.
“Per gli dei, Alexandros! Sei più puro di una fanciulla!” esclamo facendolo alzare, lo prendo per mano e ci mettiamo sotto le coperte di porpora.
Alexandros è ancora teso, teme quello che potrebbe accadere, ma non ne ho più voglia.
Non stasera. Cercherò di dormire.
Lo prendo fra le braccia e affondo il mio viso fra i suoi capelli. Odorano di rose, di viole, di mille fiori… spero di non impazzire per lui.
Piano, cado nelle tenebre del sonno.
Oh, per gli dei! Sono talmente stanco che mi devo sedere sul mio letto, un letto rimasto fin troppo a lungo vuoto e ora ho tutta l’intenzione di riscaldarlo con i nostri corpi, mio e quello del mio bellissimo schiavo che pare si sia bloccato sulla porta.
Alexandros, non appena è entrato, si è fermato davanti all’ingresso e mi fissa con occhi grandi e con la punta del pollice in bocca.
Sembra un cerbiatto spaventato.
Vorrei rassicurarlo, non deve temere, non sono uno di quelli che prende i suoi schiavi con la violenza, e dopotutto con lui non lo potrei mai fare, non sopporterei di vedere un’espressione di dolore sul suo volto.
Mi alzo e bevo un bicchiere d’acqua, poiché avevo la gola secca per tutto il nervosismo che ho accumulato durante la serata.
Alexandros mi osserva, il suo sguardo si ferma sui miei occhi, sul naso, sulle labbra che si schiudono in un sorriso lento, poi esamina il mio corpo e sono contento di quello che vedo nei suoi occhi.
Gli piaccio.
Tendo la mano verso di lui che si avvicina e la prende fra la sua. Ha una mano più piccola della mia e calda, invece la mia è ghiacciata; gli faccio divaricare le gambe per farlo sedere a cavalcioni su di me, cosi mi ritrovò a pochi centimetri il suo viso dal mio. Vorrei baciarlo, ma ho paura di spaventarlo oltre il necessario, quindi poso le mie labbra sul suo collo donandogli un bacio leggero e sorrido quando lui getta involontariamente la testa all’indietro. Continuo a baciarlo sul collo e sui lobi delle orecchie strappandogli piccoli gemiti che cerca di soffocare.
“Va tutto bene?” voglio sapere, lui annuisce mettendo una mano fra i miei capelli corvini. Questo contatto mi provoca un sussulto, ma la sua mano trema.
Cerco di non farci caso e riprendo a baciarlo; porto una mano sul suo fianco e con l’altra gli esploro il petto profumato e la schiena nuda. Ha una pelle morbida e calda, un calore che mi intorpidisce le dita. Non ce la faccio più, non so per quanto riuscirò ancora a trattenermi.
Gli prendo in bocca un capezzolo e lui geme, chiude gli occhi arrossendo. Sospiro piano mentre lascio questo bocciolo di rosa.
Gli prendo il volto fra le mani e lo obbligo a guardarmi.
E’ rosso sulle guance, ha gli occhi grandi e lucidi, le labbra, sebbene non le abbia ancora baciate, sono gonfie e rosse.
“Cosa c’è? Non avevi affermato che a me ti saresti donato volentieri?” gli chiedo esternando un sorriso, forse la mia voce gli è parsa irritata perché ha sussultato, ma sono solo stanco.
“Certo…” mormora.
“Allora perché opponi resistenza?” voglio sapere, mentre faccio scorrere un mio dito lungo la sua colonna vertebrale facendolo trasalire.
“Io… penso di non essere la persona più idonea a soddisfarvi carnalmente…” mi risponde a fatica, troppo preso dalle sensazioni che gli suscita la mia mano sulla sua schiena, alzo un sopracciglio mentre gli mordicchio piano il lobo di un orecchio.
“Mmh… perché?”, Alexandros chiude gli occhi cercando di controllarsi. Mi vuole; anche lui vuole me cosi come io voglio lui, tuttavia qualcosa gli impedisce di lasciarsi andare.
“Perché… non ho mai avuto questo genere di esperienza… quindi non saprei proprio come darvi piacere…” bofonchia inumidendosi le labbra.
Mi fermo e torno a guardarlo negli occhi.
“Mai? Neanche con una donna?” sono sorpreso, non lo avrei mai creduto.
“No”.
Allora rido piano. Sono troppo felice per trattenermi, lui non ha mai avuto nessuno.
“Cosa… cosa c’è?” mi domanda imbarazzato. Smetto di ridere e accarezzo piano i suoi splendidi capelli ramati. Sono cresciuti da quando sta qui.
“Per gli dei, Alexandros! Sei più puro di una fanciulla!” esclamo facendolo alzare, lo prendo per mano e ci mettiamo sotto le coperte di porpora.
Alexandros è ancora teso, teme quello che potrebbe accadere, ma non ne ho più voglia.
Non stasera. Cercherò di dormire.
Lo prendo fra le braccia e affondo il mio viso fra i suoi capelli. Odorano di rose, di viole, di mille fiori… spero di non impazzire per lui.
Piano, cado nelle tenebre del sonno.
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