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Alexandros (capitolo 5)

Alexandros maledì mentalmente Marcus. Voleva imprecare, ma si trattenne. Stava seduto e aspettava che le donne finissero di abbellirlo. Finalmente quelle si fecero da parte e gli portarono uno specchio: indossava solo uno zendado che gli copriva le parti intime fino al polpaccio, al braccio portava un grosso bracciale con pietre preziose incastonate, una collana di rubini rossi gli cadeva dolcemente sul petto, i capelli erano sciolti e un’altra collana di pietre glieli attraversava, il viso era leggermente truccato, tratti di china nera gli mettevano in evidenza gli occhi, e le labbra erano state tinte con un rosso carne, era stato unto di molti profumi.
Le donne si meravigliarono di lui, di quanto fosse bello.
“ Allora Marcus? Quando ci farai vedere il tuo pupillo?”domandò scherzosamente un uomo grassoccio; ma Marcus era serio, non avrebbe voluto che Alexandros si abbassasse a fare quella cosa, ma di fronte alle pressioni degli altri non aveva potuto farne almeno, anche perché ognuno cercava di esibire il proprio schiavo più valente e bello. Marcus era certo che Alexandros avrebbe superato tutti in bellezza.
Si appoggiò al triclinio sorridendo.
“ Eccolo”sussurrò guardando davanti a sé.

Una strana musica cominciò a risuonare, aveva dei suoni orientalizzeggianti, calò il silenzio.
Alexandros entrò nel centro dello spiazzo, laddove uno spazio a cerchio costituiva una specie di scena, quindi si abbandonò alla danza.
I suoi piedi erano dapprima lenti, poi diventavano sempre più veloci, tuttavia emanava una leggerezza incredibile, come se ballare a quel modo fosse la cosa più naturale del mondo. Le mani si attorcigliavano, i capelli si scompigliavano a causa dei suoi movimenti aggraziati e della leggera brezza, il suo profumo lo inebriava. Sembrava che la musica avvolgesse il suo corpo per diventare un tutt’uno, era una magia di suoni e di movimenti.
Tutti erano estasiati, sembrava che non potessero più distogliere lo sguardo dalla figura di Alexandros che sembrava volasse.
Marcus socchiuse gli occhi, una strana inquietudine gli si muoveva dentro. Sapeva bene cos’era.
Possessione.
Era, però, l’ultimo sentimento che avrebbe voluto provare nei suoi confronti. Non sopportava che tutti quegli uomini lo guardassero con tale bramosia negli occhi, avrebbe voluto andare lì e trascinarlo in qualunque posto dove non ci sarebbero stati tutti quegli invasati. Si controllò.
Alexandros era veramente incantevole, era cosi bello che una donna non gli avrebbe retto il confronto.
Finalmente la musica staccò ed egli sollevò il capo dal corpo che stava per terra. Fulminò tutti con il suo sguardo.
Marcus sorrise sotto i baffi; era tipico di Alexandros non riuscire a controllare del tutto la rabbia, e in un certo senso gli faceva piacere che fosse scocciato da quella situazione. Almeno non era l’unico.
L’uomo grassoccio gli si avvicinò.
“ Me lo presti per stanotte?”gli chiese all’orecchio, Marcus diventò serio in un istante.
“ Non pensarci nemmeno”lo avvertì alzandosi per andare a riprendere il suo servus che veniva già importunato dagli altri uomini. Lo prese violentemente per un braccio, mentre sibilava che il ragazzo non era una merce in vendita. Marcus si allungò sul triclinio e Alexandros gli si sedette accanto, nel momento in cui ricominciavano le musiche.
Ormai l’attenzione generale era tornata al banchetto e ai dialoghi che avevano interrotto, nonostante ciò ancora molti non potevano evitare di guardare ogni tanto dalla loro parte.
“ Sono stato all’altezza?”volle sapere il ragazzo prendendo un grappolo d’uva bianca.
“ Più che all’altezza, sei stato fin troppo bravo”commentò quello, Alexandros rise sottovoce.
“ Pensavo vi facesse piacere se fossi stato quello più bravo, invece vi vedo piuttosto scuro in viso”spiegò lo schiavo staccando un acino.
“ Non mi piace che questi pusillanimi ti guardino in questo modo”ringhiò Marcus.
“ Beh, ma sono uno schiavo, in teoria sarei io il pusillanime”.
“ Ma non in pratica, vali molto più di questi qua… ora però fai vedere a tutti a chi appartieni”gli ordinò sorridendo in un modo malizioso e subito una vampata di sangue si effuse sulle guance di Alexandros, il quale non aggiunse nulla e portò il chicco d’uva alla belle labbra di Marcus che presero delicatamente il frutto, tuttavia non si trattenne, e leccò le sue dita, il ragazzo scostò la mano turbato.
L’uomo passò un braccio dietro la vita di Alexandros, che si irrigidì, ma si rese ben conto che uno dei motivi per cui lo faceva era perché voleva che lo lasciassero in pace e gliene era grato, però aveva paura anche di quello che poteva volere da lui.
Sospirò piano e trasalì poichè Marcus gli toccò leggermente una mano bendata.
“ Ti fa ancora male?”domandò socchiudendo gli occhi, Alexandros scosse la testa, allora l’uomo ritirò la mano e iniziò a parlare con altri suoi invitati, mentre lui ogni tanto lo imboccava con l’uva.
Quella sera Marcus era strano, si stava comportando in un modo assurdo con lui! Sembrava preoccupato per lui e ancor di più tenero!
Soprattutto dopo la sfuriata del giorno precedente aveva pensato che lo avrebbe punito severamente, invece aveva solo voluto che lui danzasse e alla fine non era neanche molto soddisfatto.
Inaspettatamente Marcus si voltò verso di lui e gli disse di andare a prendere del vino dalle cucine, lui obbedì e subito sparì nella domus.
In cucina Cassia si complimentò con lui e gli diede quello che Marcus aveva richiesto, allora il ragazzo uscì, però per tornare al banchetto doveva attraversare un tratto buio della casa.
Un brivido gli corse lungo la schiena. Provò una sensazione spiacevole come quella volta in cui un romano aveva cercato di violentarlo e, infatti, udì delle voci; cercò di evitare eventuali scocciatori, perciò si nascose nell’ombra dietro ad una colonna.
Arrivarono due uomini che gli si fermarono proprio davanti, allora Alexandros trattenne il fiato. Quelli parlavano del banchetto, di alcuni schiavi… si vedeva che erano eccitati e ciò gli fece venire la pelle d’oca. Finalmente cominciarono ad allontanarsi, Alexandros riprese fiato. Era sollevato. Si portò una mano al petto. Imprecò contro la propria bellezza che gli faceva passare quei guai. Stava per uscire fuori, quando sentì una mano gelata sulla propria schiena e per lo spavento trasalì fortemente. Si voltò all’istante, ma non riusciva a vedere chi ci fosse davanti a sé.
“ Ti stavi nascondendo?”rise a singulti Julius.
Alexandros respirò cercando di calmarsi.
“ Cercavo di evitare una brutta situazione”commentò cercando di andarsene, ma Julius gli impedì di procedere, giacché gli si mise di fronte.
“ Certo, altrimenti quelli sai dove te lo avrebbero messo?”rise ancora divertito.
“ Smettila! E levati che tuo padre mi sta aspettando.”cercò di andarsene, ma quello non gli lasciò fare.
“ Perciò… è questo che temi? Che Marcus si arrabbi se qualcun altro ti possiede? Tranquillo maestro, a lui non frega nulla di te…”gli sussurrò maligno, Alexandros si irritò.
“ Julius, non te lo ripeterò un’altra volta: LEVATI!”gli gridò con voce roca, gli dava fastidio che parlasse di Marcus a quel modo.
“ Altrimenti cosa fa…maestro? Mi picchia?” domandò malizioso.
“ Julius, smettila, stasera non ho proprio voglia delle tue idiozie” lo avvertì provando di nuovo di oltrepassarlo, ma quello lo prese per un braccio e lo addossò al muro.
“ Le mie non sono idiozie… almeno io mi preoccupo per te, però Marcus non lo fa” mormorò dentro un suo orecchio provocandogli un brivido lungo la schiena.
“ Che dici?” il ragazzo ormai non sapeva più che fare. Cosa accidenti voleva a quell’ora Julius, perché semplicemente non smetteva di rompere e lo lasciava passare?
“ Ti ha mandato a prendere del vino pur sapendo che rischi di essere violentato in ogni minuto in cui sei lontano da lui, ti sembra ancora che si curi di te?”.
“ E dimmi, Julius, questo qualcuno, che mi potrebbe violentare, saresti tu?!” sibilò lui irritato.
Julius, però, alzò un sopracciglio guardandolo meravigliato.
Lo fissò a lungo.
Piano, con l’indice, disegnò gli zigomi del suo maestro che trattenne il fiato, dopo, con gentilezza, gli posò le due dita sulle soffici labbra che si schiusero involontariamente.
Sul volto del figlio di Marcus si disegnò un sorriso pigro e dolce.
“ No, con te farei solo l’amore” gli sussurrò depositandogli un bacio sul collo che lo fece rabbrividire.
Alexandros era diventato improvvisamente muto. Non sapeva cosa fare. Non aveva mai pensato che Julius potesse desiderare fare…l’amore… con lui!
Quel ragazzo che sembrava lo disprezzasse, in verità, lo bramava.
Non sapeva cosa fare, semplicemente non se l’era aspettato.
Stava per dire qualche cosa, quando Julius si spostò lasciandolo libero. Si allontanò di qualche passo, poi si voltò verso di lui sorridendo.
“ Cosa c’è, maestro? Vi siete sconvolto?” volle sapere, il suo tono era strafottente, ma in cuor suo aveva paura della risposta. Una risposta che non arrivò.
Marcus appoggiato ad una colonna li stava guardando.
Nel momento in cui se ne accorsero, desiderarono di farsi piccoli piccoli e sparire.
Alexandros non riusciva a cogliere la sua espressione; forse era furente, con lui e con Julius che guardò sottecchi.
Stava eretto in piedi, ma non era più in soggezione al padre come era accaduto il giorno precedente, bensì stava ritto e lo sfidava con lo sguardo, né accennava ad abbassare gli occhi.
Finalmente Marcus si staccò dalla colonna e venne davanti a loro.
Non sembrava per niente arrabbiato, anzi aveva dipinto sul volto un’espressione di compiacimento, ma il sorriso era alquanto derisorio.
“ Julius… grazie di aver…difeso Alexandros dalle mani di loschi romani che avrebbero potuto violentarlo” commentò Marcus acido fulminandolo con lo sguardo.
In quel momento tutta la sicurezza di Julius vacillò, ma cercò di non darlo a vedere.
“ E’ stato un piacere… papà” ringhiò lui guardandoli, ma il suo sguardo divenne più dolce, quando gli occhi si posarono su Alexandros, il quale ormai non emetteva un suono.
Non poteva credere a quello a cui stava assistendo.
Padre e figlio che si sfidavano per lui!
“ Va bene, ora vai.”disse Marcus appoggiando una mano sulla spalla di Alexandros e gli sorrise trionfante, sorriso che non sfuggì a Julius che fece una smorfia di disgusto.
Il ragazzo non disse più nulla, si voltò di scatto e si allontanò borbottando e imprecando sottovoce.

Commenti

  1. AAAAAAAAAAAAAAAAAA SEMPRE PIU BRAVAAAAAAAAA
    mamma mia che bello sto capitolo. mi ha fatto venire i brividi! tutto era interessante, eccitante e per niente scontato. "padre e figlio che si scontrano per lui" fantastico!

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  2. Ahahah!!!Tu sei troppo buona, te lo dico sempre! Grazie, in seguito penso che ne vedrai delle belle fra Marcus e Julius. Anche perchè in questo racconto ci saranno numerose "rivelazioni". ^__^

    RispondiElimina

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