“Presto, presto!” Anastasius si svegliò a causa degli urli di Hais. Gli doleva la testa e socchiuse gli occhi per meglio distinguere la sua figura nella penombra della stanza. Dopo la morte di Bjorn, il ragazzo aveva davvero perso ogni voglia di vivere e, in fondo, la sua esistenza non aveva alcun senso. Le giornate si susseguivano incessanti, sempre uguali. Il sole non guardava mai giù nel regno dei poveri mortali, le nuvole non facevano mancare la loro presenza, il caldo non dava tregua, era un’afa insopportabile che rendeva ancor più intenso l’odore del fumo che era generato dai crematori, le persone erano ridotte a pelle e ossa e, ai suoi occhi, parevano ancora più miseri che mai. Non si era uomo. Non si era neanche un numero. Si era nulla. Lì una persona si annullava. La sua dignità. La sua vita. Il passato. Il presente. Il futuro. Solo il nulla. Non ebbe il tempo di proferire parola, che Hais lo prese per mano e già lo trascinava fuori dall’infermeria, dove si trovava dopo l’enne...
"Si vive per anni accanto a un essere umano, senza vederlo. Un giorno ecco che uno alza gli occhi e lo vede. In un attimo non si sa perchè, non si sa come, qualcosa si rompe: una diga tra due acque. E due sorti si mescolano, si confondono e precipitano." (Gabriele D'Annunzio)