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Alexandros ( capitolo 15, parte II)






La luce.

Era da tantissimo tempo che desiderava rivedere la luce. Sentiva che le palpebre gli pesavano come se fossero pietre, tuttavia, con uno sforzo immane, aprì gli occhi.

Non vide nulla.
Tutto gli appariva soffuso, ma poteva vedere la luce.
Udiva suoni come se provenissero da lontano, da troppo lontano per farsi intendere da lui né gli interessava sapere quello che le voci gli stavano chiedendo. Voleva solo vedere ancora la luce, perché ogni essere umano prima di spirare cerca di acchiappare per l’ultima volta una scintilla del sole.

Nessuno vorrebbe morire quando è buio. La morte è buio e l’uomo è un essere splendente.

Chiuse gli occhi. E gli riaprì. Questa volta la vista era più chiara e le voci più vicine e fastidiose.
Voltò il viso sul cuscino non troppo morbido. Cercò di mettere a fuoco ma davanti a lui c’erano solo due figure scure sfocate. Aprì le labbra, non poteva parlare, erano arse. Lui stesso improvvisamente si sentì bruciare. La schiena era in fiamme.

Voleva urlare, dalla sua bocca, però, uscì solo un tremulo gemito.

La pesantezza di poco prima lo colpì nuovamente obbligandolo a chiudere gli occhi.

Le mani erano troppo grevi per essere alzate, non sentiva più le gambe. E il suo cervello solo poco a poco riprendeva conoscenza. Conoscenza di sé e del proprio corpo, ciononostante non gli si presentava nessuna immagine del passato.

Due mani forti lo girarono prono, sentì il freddo sulla pelle della schiena rinfrescargli la pelle, poi qualcosa di freddo che gli veniva spalmato sulla ferita.

Ferita?

Sì, aveva una ferita sulla schiena, ma come se l’era fatta?

Marcus.
Marcus…. Chi era? Cos’era questo nome nella sua testa?

Marcus, Marcus, Marcus.

Una casa illuminata dal sole, una grandissima domus; una voce di fanciulla, un bacio rubato, degli schiavi in fila, un uomo che lo squadra, un ragazzo che se ne va, una lettera di perdono, un letto, due mani, lo sguardo penetrante, il cuore ferito, e poi un’altra terra, una donna giovane che gli parla, un re, una madre indifferente, e ancora una guerra, un soldato ucciso, le mani che rompono un collo, il cavallo del comandante e ancora e ancora…

“Marcus!”


Il grido risuonò per tutta la stanza.

Ora ci vedeva chiaramente. Non c’era nessuno.
Si guardò le mani. Da quanto tempo aveva perso la conoscenza? Fuori era notte. Sembrava una gelida notte d’inverno, la luna con la sua luce tagliente penetrava da una finestra. Debolmente si tolse la coperta e tentò di alzarsi ma cadde.
Si rialzò e si adagiò sul letto. Aveva un tremendo capogiro e si sentiva una fiacchezza nei muscoli che era dolorosa. Senza che se ne accorgesse una mano si posò sulla sua spalla.
Era una giovane donna che gli stava sorridendo.

“Ti sei svegliato Alexandros” sussurrò sorpresa e contenta.

“Per quanto ho dormito?” domandò fissandola. La ragazza teneva in mano una candela.

Aveva lunghissimi capelli biondi che gli ricadevano sulle spalle, degli occhi che sembravano di un blu profondo che lo stavano fissando serenamente e un sorriso che risplendeva su una pelle candida come una perla.

“Ti hanno portato qui da quasi due settimane” rispose.

“Qui? Dove siamo? Tu chi sei?” chiese allarmato. Come era stato portato lì? Marcus lo aveva abbandonato?

“Io sono Brunilde, faccio parte dei Galli” gli rivelò con un sorriso che divenne triste.

“Galli? E allora perché mi avete salvato? Io sono dalla parte dei romani”.

“Lo abbiamo fatto per il nostro capo” disse lei.

“Chi è?” inarcò un sopracciglio.

“Io” una voce profonda risuonò dalla soglia della porta. La ragazza disse qualcosa in una lingua a lui sconosciuta e uscì dopo averlo salutato.

“Marcus…?!” meravigliato era un aggettivo troppo riduttivo per esprimere il suo stato d’animo. Era malato e confuso, stava sognando?

“Marcus? No, ti stai sbagliando, Alexandros. Non ti ricordi chi sono?” domandò con sarcasmo.

“Julius!” non poteva credere ai suoi occhi “Che…? Tu non eri in…?”

“Una balla di Marcus; pensavi davvero che mi avesse mandato in Oriente a causa tua? Tranquillo, mi avrebbe anche mandato lì, in effetti, ma aveva interessi a collocarmi in questa piccola città gallica. Interessante non credi?” disse brevemente, con lo stesso tono di voce.

“Si…”

“E ancora più interessante è il fatto che ti abbia portato da me, cosa hai fatto Alexandros? Non ti ha tenuto con sé, non sei più il cane fedele di un tempo?” si avvicinò a lui con espressione seria ma con le labbra increspate in un sorriso ironico.

“Non sei cambiato per niente, sempre pieno di te e superbo”.
“Ti sbagli, ormai sono un uomo, nonché…come dire, re di questa città. Non sei contento per me? Prima mi accusavi sempre di essere solo un debole dedito alla carne e un viziato ed ora eccomi qui, un re! E tu Alexandros? Cosa sei? Solo un cane!” sibilò all’orecchio dell’altro.

“Il potere ti ha dato alla testa Julius. Se sei re non è per merito tuo! Io, invece, preferisco essere un cane fedele piuttosto che…” qui Julius lo interruppe.

“Che cosa? Marcus ti ha lasciato qui, ti rendi conto? Ha lasciato te qui, te che
l’amavi sinceramente. Pensi che io non lo sappia? Il tuo cuore puro ha amato solo lui ed è per questo che hai scelto di rischiare anche la vita per lui, e lui? Se n’è fregato! Ti ha dato a chi? A me! A me, che ha cercato di allontanare da te. Rassegnati, ormai il suo interesse per te è svanito, non sei altro che un rifiuto. Ora lui avrà già passato il Rubicone, vittorioso e pieno di sé, e tu, la sua destra, sei in un misero villaggio sperduto fra i monti della Gallia. Considera ora chi si è preso veramente gioco di te, Alexandros. Buonanotte, se hai bisogno di qualcosa chiama Brunilde, è la tua serva” e uscì dopo avergli dato una sorta di carezza sulla guancia.

Alexandros rimase con lo sguardo perso nel vuoto.




















Ed eccoci approdati a un nuovo e raro capitolo di Alexandros. Mi dispiace davvero, tuttavia non ho proprio tempo da dedicare al blog. Mi vogliate perdonare, ma fra cinque mesi sarò libera e impiegherò molto più tempo per i racconti. Prometto. Un abbraccio a tutti voi che ancora mi seguite.
Jivri'l

Commenti

  1. Povero Alexandros... dov'è Maaaarcusss???
    Scritto davvero molto bene cara, cattura. Peccato sia così breve, ma ti capisco, anche io ho molte cose da portare avanti ultimamente, e non parlo solo dei miei racconti.
    Ti seguirò sempre, un bacio.

    RispondiElimina
  2. mi piace!!! attenderò pazientemente che tu sia più libera ;)

    RispondiElimina
  3. Ciao tesorini!!e finalmente un capitolo nuovo!
    Siete geniali troppo...:)
    Un bacione.

    RispondiElimina
  4. grazie... un abbraccio anche a te.

    RispondiElimina
  5. E come già accennato nel blog di Viki.. ovviamente sono approdata anche qui.. quindi aspettati miei commenti a random dato che sto cominciando anche a divorarmi i tuoi racconti *^*
    OhSantoDean, adoro questa storia! Alexandros, Marcus, Julius e bè, anche il caro Cornelius *^* anche se... ma.. ma.. Julius come hai potuto lasciare il tuo amato così? Lasciandolo solo, a soffrire di un disperato e proibito amore mentre tu sei lì, a fare la bella vita?? E no, non riesco a concepire che Marcus se ne sia andato lasciando Alexi da solo >^< C'è sotto qualcosa, sìsì, deve essere così ç^ç
    Aspetto il prossimo capitolo -perchè spero davvero che tu non l'abbia interrotto ç^ç- in preda a mille dubbi e ipotesi <3

    RispondiElimina

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