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P.S. Ricordarsi di vivere ( capitolo III)



Erano ormai le quattro passate quando Erast rincasò insieme a Viktor.

Anche se non lo voleva ammettere, era stanchissimo. Stare lì ed essere gentile con i clienti lo aveva spossato del tutto, almeno Viktor non lo aveva lasciato andare con quell’uomo giacché, in verità, non ne aveva alcuna voglia.

Una volta dentro l’appartamento, il ragazzo si buttò sul letto affondando il viso nel cuscino. Non seppe quanto tempo passò, ma improvvisamente una mano lo scosse.

“Mmh?” domandò con gli occhi chiusi.

“Vai a farti un bagno prima di dormire, puzzi” disse la voce del bruno.

“Chi se ne… la faccio quando mi sveglio” grugnì voltando il capo dalla parte opposta.

“Ma tu guarda, pensavo fossi più resistente” tuonò sarcastico “ come facevi quando ti trombavi più uomini in una notte?” domandò tagliente.

“Vuoi provare?” lo provocò non muovendosi.

Dopo alcuni secondi sentì le mani di Viktor afferrarlo alla vita e girarlo. Sorrise di soddisfazione.

“Ah, quindi lo vuoi” constatò portando una mano su un gluteo dell’uomo che gli stava sopra.

“Te lo dico per l’ultima volta: vai a farti il bagno” lo avvertì.

“Non ci vado, ora non ne ho voglia!” lo contrariò, subito dopo si sentì sollevare dal letto e si ritrovò su una spalla dell’altro.

“Ehi! Che fai?! Lasciami!” gridò quasi spaventato, che aveva in mente quel pazzo?! Scalciava e dava pugni “Mettimi giù!”.

E Viktor obbedì.

Erast cadde nell’immensa vasca da bagno con addosso tutti i vestiti.

Si aggrappò disperatamente ai margini, come se avesse temuto di annegare. Viktor soffocò una risata e infatti la scena che gli si presentava davanti era alquanto divertente: Erast spaventato e assonnato che lo guardava in cagnesco immerso fino al collo nell’acqua quasi bollente con i vestiti gonfi.

“Tu sei pazzo! Sei mai andato dallo psicologo?!” gracidò imprecando sottovoce.

“Si, ci sono andato, e mi dispiace deluderti, ma sono perfettamente sano” rispose avvicinandosi alla vasca e togliendosi la camicia che buttò sul pavimento. Erast seguì i suoi movimenti con gli occhi sgranati. Si stava spogliando!

Questo significava che… che lo voleva! Ora capiva perché aveva insistito che si lavasse, perché voleva fare sesso con lui!

Cercò di sorridere in modo ironico.

“Comprendo ora” sibilò alzandosi e cercando goffamente di togliersi la camicia.

“Cosa?” domandò l’altro aiutandolo a sbottonare l’indumento. Il ragazzo rabbrividì nel momento in cui sentì quelle dita fredde sulla propria pelle accaldata.

“Che volevi che facessi il bagno per questo…” gli rispose provocante, portando la mano alla sua cintura e slacciandola.

“Ah si?” fece lui con nonchalance, tirò giù i pantaloni di Erast con gli slip, gli prese e li scaraventò vicino alla propria camicia, si avvicinò al suo orecchio e aggiunse “Pensi che io voglia questo tuo bel corpicino?”.

“Non è cosi?” domandò il ragazzo sorridendo trionfante, ma vedendo che l’altro non rispondeva fu preso dai dubbi. Cosa voleva?! Lui proprio non capiva cosa desiderasse da lui.

Viktor si tolse gli ultimi vestiti rimanendo completamente nudo.

Senza nemmeno rendersi conto Erast si imbambolò davanti a lui.

Si sentì la gola asciutta.

In vita sua non aveva mai visto un tipo come lui.

Dal petto muscoloso scendeva una linea in mezzo agli addominali ben evidenziati e si fermava un po’ sopra l’inguine. Aveva una pelle dorata. Le gambe muscolose erano snelle. Non aveva il coraggio di guardarlo lì, si sentiva un’idiota. Aveva visto un sacco di uomini nudi, cosa cavolo c’era di diverso in lui?! Prese coraggio e diede, con sua enorme emozione, un’occhiata ai genitali, però subito spostò lo sguardo arrossendo.

Dio com’era!

Oh, no, no! Ora si emozionava anche a vedere un misero pene?! Lo riguardò. Beh, di misero aveva ben poco, era cosi…

“Hai finito di guardarmi in quel modo?” Viktor interruppe i suoi pensieri con il solito tono sarcastico avvicinandosi.

“Ma chi ti guardava!” sbuffò immergendosi nella vasca.

“Certo…” sorrise mettendo un piede nell’acqua.

“Che fai?! Mica vorrai farlo qui!”.

“E anche se fosse? In acqua è anche più facile, per te, intendo”.

“Si, ma tu hai già fatto il bagno” disse inghiottendo a vuoto. Si sentiva le guance in fiamme.

Viktor alzò un sopracciglio.

“Hai paura?” chiese serio.

“No, certo che no! Di cosa dovrei avere paura?! Sai quanti ne ho visto di quei… cosi!” rispose voltando il capo e nascondendo il viso in una mano. Che figura pietosa stava facendo!

Viktor sospirò sedendosi alle spalle del ragazzo che mise fra le proprie gambe. Erast era teso. Non sapeva che fare, non sapeva cosa volesse, quindi… oddio! Lo stava facendo impazzire, perché non diceva semplicemente che lo voleva scopare e basta?!

“Rilassati” gli sussurrò l’uomo prendendolo per una spalle e facendolo appoggiare al proprio petto. Il ragazzo era rigido, ma alla fine cedette e cercò di stare tranquillo, senza rendersi conto chiuse gli occhi e li riaprì solo quando sentì l’acqua calda scorrere sopra il proprio collo, lungo il petto e sull’addome. Era una sensazione che non aveva mai provato prima, stare tranquillamente accanto a qualcuno, in silenzio e fare il bagno. Era… come dire? Piacevole. E imbarazzante.

Viktor prese una spugna con del bagnoschiuma e glielo passò sul collo, sulle braccia, sulla pancia.

Il ragazzo, suo malgrado, stava ansimando. Non capiva cosa gli stesse succedendo.

Quando sentì il tocco della lingua calda dell’altro sul lobo dell’orecchio si morse un labbro per non gemere mentre una mano gli esplorava gli addominali appena accentuati, per poi risalire con un solo dito lungo il solco in mezzo alla pancia che lui ritrasse per l’emozione, andò vicino ad un capezzolo e fece dei disegni concentrici, senza, però, toccarlo in quel punto sensibile.

Erast non ce la faceva più, quella tortura lo stava uccidendo, non aveva mai pensato di voler fare sesso con un uomo di propria volontà, tuttavia a quel punto si doveva ricredere. Lo desiderava.

Sentì le sue morbide labbra depositarsi in un leggero bacio sul collo, chiuse gli occhi nel frattempo che la mano aperta gli sfregava il capezzolo.

Non sapeva cosa fare, nessuno lo aveva mai sedotto, cercò, allora di muoversi, ma le mani di Viktor gli presero i polsi fermandoli.

“Non ti muovere” mormorò l’uomo che prese fra i palmi dell’acqua che depose sui suoi capelli. Ripeté l’operazione fino a quando non ebbe i capelli bagnati a dovere, quindi prese dello shampoo e iniziò a lavarlo dolcemente. Era piacevole lasciarsi lavare in quel modo, sentire quelle dita cosi forti che si muovevano tanto leggere.

Era a dir poco arrossito. Non si era mai sentito cosi bene. Dopo che fu pronto, Viktor lo risciacquò e lo strinse ancora di più a sé.

Rimasero lì a lungo, Viktor gli dava piccoli baci sull’orecchio, sul collo, sulla spalla, mentre lui carezzava piano una sua coscia. La sua pelle era cosi attraente che non resistette e gliela strizzò piano, poi la sfregò sensuale, portò un dito fino al ginocchio, tornò su, fino al fianco, continuò a provocarlo.

“Ma sei frigido?!” sbottò voltandosi un po’ per guardarlo in viso, sul volto dell’altro si affacciò un sorriso sornione.

“No” rispose con voce seducente che accarezzò il suo udito non abituato a quel genere di suoni.

“Allora perché non ti ecciti? Eppure mi pare che ti piaccia” affermò sinceramente sorpreso.

“Perché mi so controllare, non sono più un ragazzino” lo informò inarcando il sopracciglio.

“Beh, hai ragione, ormai sei vecchio” proruppe mettendo il broncio.

“Impertinente” soffiò e prese il mento di Erast con due dita, il ragazzo non si rese neanche conto di cosa stesse succedendo fino a quando non sentì posare le labbra di Viktor sulle sue in un leggero bacio a fior di labbra. Preso da una strana smania, volle approfondire quel bacio e fu il primo a penetrare nella bocca dell’altro che non oppose resistenza, anzi lo accolse, ma subito assunse la conduzione. Le loro lingue si intrecciarono per alcuni istanti facendo venire il fiatone ad Erast, che continuò a ispezionargli l’incavo di quel dolce baratro, poi si scostò quando Viktor gli prese un labbro e glielo succhiò piano. Lo mordicchiò, riprese a baciarlo.

Dopo quel lungo ed estenuante bacio Viktor si scostò sentendo Erast ridere piano.

“Ebbene?” chiese freddo.

“Sai, pensavo… se ora ci vedesse la bionda mi ucciderebbe!” esclamò divertito, ma Viktor inarcò un sopracciglio.

“ La bionda?”.

“Si, quella che dice di essere la tua donna”.

“Ah, Cindy…” fece lui stancamente “Vedo che hai avuto modo di conoscerla”.

“Mi ha aggredito! Mi ha avvertito che io sono solo un giocattolo per te e che tu sei solo e soltanto suo” imitò la sua voce alzando le mani in forma di resa, rise “Tanto so che sono solo un giocattolo, e non voglio di certo essere altro”.

“Lasciala stare, Erast” disse Viktor scostandosi un po’ dal giovane che si irrigidì.

“Guarda che è stata lei a rompere!”.

“Si, ma lei è una donna e per di più non è…” ma venne interrotto da Erast che si alzò in piedi rosso in viso.

“Che non è una puttana! Lo so benissimo! Ma sti cazzi di voi!” tuonò uscendo dalla vasca. Lo sapeva anche lui cosa era, non c’era bisogno di mortificarlo ogni volta! E se gli dava tanto fastidio, allora perché lo aveva preso?! Volle andarsene nel momento in cui sentì la stretta ferrea di Viktor sul suo braccio.

“Cosa diavolo vuoi?” sibilò cercando di calmarsi.

“Che linguaggio scurrile” osservò l’uomo sarcastico.

“Scusate, vostra Grazia, se non sono stato allevato in una reggia!” rispose ironico facendo un inchino “Ora se me lo concedete, nella vostra immensa magnanimità, desidererei congedarmi”.

“Certamente, ma prima ti devi asciugare” sorrise divertito, quel ragazzo era pieno di sorprese.

In pochi secondi Erast si ritrovò nuovamente ad arrossire; stava in piedi su un tappeto bianco nel bagno e Viktor, inginocchiato, lo asciugava delicatamente sulle cosce. Si passò nervosamente una mano fra i capelli.

“So asciugarmi anche da solo” sussurrò con voce roca, perché cavolo quello stronzo che aveva in mezzo alle gambe non si decideva a calmarsi?

“Sei stato tu a non voler fare il bagno, quindi tocca a me farlo” gli rispose semplicemente.

“Perché fai tutto questo?” domandò sinceramente curioso.

“Tutto questo… cosa?” volle sapere mentre spostava l’asciugamano fra le natiche del ragazzo che sussultò e arrossì se possibile ancora di più.

“Che mi fai il bagno, sei buono e… tutto questo, insomma!” finì facendo riferimento alla casa.

“Non fraintendermi, non lo faccio per qualche cosa che non sia possessione. Tu sei mio e io ci tengo che le mie cose stiano a posto” rispose semplicemente.

Erast non chiese più nulla. Strinse i pugni cercando di combattere quelle maledettissime, fottutissime lacrime che cercavano di uscire dai suoi occhi.







Scritto, immaginato, sognato con Viky.

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