Intorno c’era una strana quiete. Un vento leggero soffiava fra le fronde degli alberi, qualche animale si sentiva fra l’erba alta, un profumo di fiori gli invadeva le narici. Alexandros cercava di concentrarsi, tuttavia si sentiva fin troppo debole. Il suono dei passi, le armi metalliche, le strida si facevano sempre più vicine. Oh dei, non ce l’avrebbe fatta. Questa volta sarebbe morto. Era troppo debole. Aprì gli occhi e barcollò a causa di un capogiro, un soldato lo guardò con attenzione, poi distolse lo sguardo. Era chiaro a tutti che fosse l’amasio del comandante. Recuperò il controllo sul proprio corpo e alzò lo sguardo davanti a sé. Sul suo cavallo nero era stupendo. Stava facendo un lungo discorso. I soldati avrebbero dovuto difendere la patria, affermare il potere di Roma, tornare dalle loro famiglie. Era l’ultima faticosa battaglia e la dovevano vincere. In fondo chi era più forte e coraggioso di un soldato romano? Di certo non un barbaro. Alexandros lo osservava attentamente...
"Si vive per anni accanto a un essere umano, senza vederlo. Un giorno ecco che uno alza gli occhi e lo vede. In un attimo non si sa perchè, non si sa come, qualcosa si rompe: una diga tra due acque. E due sorti si mescolano, si confondono e precipitano." (Gabriele D'Annunzio)