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Noi due (capitolo 9)


Affermare che fosse stanco morto era un eufemismo. La notte prima avevano rifatto sesso una terza e una quarta volta.
Ritornato nell'Accademia, il professor Kasim lo aveva subito sottoposto ad un allenamento di media difficoltà, il che significava da rottura delle ossa. Aveva scoperto, inoltre, che se il giorno prima era potuto andare da Hesediel era stato perchè questo aveva ordinato a Mister Orso di lasciarlo libero e quando chiese al preside il perchè gli avesse ubbidito gli rispose semplicemente dicendogli che l'Accademia apparteneva a lui!
Quell’uomo a quanto pareva riusciva ad ottenere sempre quello che voleva. Sospirò mettendosi prono, il fondoschiena gli doleva troppo per sforzarlo inutilmente.
Improvvisamente un trillo del proprio cellulare lo fece sussultare, lo prese e lesse il veloce messaggio:
" Sabato sera, 9/12 corrente anno, festa nobiliare, invitato del sig. Lucas Trissens. Ci saranno i vostri genitori. Distinti saluti".
Un messaggio dal proprio maggiordomo, colui che doveva fargli quasi da balia. Gabriel, tuttavia, gli aveva esplicitamente proibito di stargli alle calcagna o chiamarlo, perciò il solo mezzo che aveva per comunicare con lui erano quei brevi sms. Il ragazzo era contento per la sua obbedienza e discrezione.
Che palle, una festa. Buttò il cellulare da qualche parte fra le lenzuola mentre si alzava. Indossò la tenuta scolastica, prese i libri di latino e di biologia e uscì fuori.
Il freddo pungente lo accolse facendolo rabbrividire, era incredibile di come il tempo fosse cambiato cosi rapidamente, due settimane prima ancora moriva di caldo e in quel momento il freddo gli penetrava fino alle ossa. Hegyron arrivò alle sue spalle e lo afferrò per mano trascinandolo verso l'edificio principale.
La sua mano forte era calda e istintivamente la strinse. Il suo unico amico... gli dispiaceva nascondergli le cose, ciononostante non poteva dirgli di Hesediel, aveva troppa paura della sua reazione. Si aggrappò a quella mano come se fosse una scialuppa in mezzo al mare.
Hegyron si fermò trascinandolo nel bagno. Ansimarono per riprendersi dalla corsa, poi il ragazzo più grande gli si avvicinò e lo avvolse nel suo caldo abbraccio.
Gabriel turbato, lo ricambiò. Affondò il viso nel suo petto sentendo un groppo alla gola. Inaspettatamente, senza una ragione apparente, volle piangere. Le dita di Hegyron gli carezzavano la testa come si faceva ad un gattino.
"Ehi, tutto bene?" volle sapere poichè lo guardò in viso e lo vide con gli occhi rossi, Gabriel annuì piano.
"Ma che fai? Piangi?! Hey, piccolo cosa...? Gabriel..." sussurrò e lo riabbracciò.

"Scusa" bisbigliò Gabriel imbarazzato.
"Non pensarci" rispose Hegyron, il ragazzo si scostò dalla camicia dell'amico che aveva letteralmente inondato di lacrime. Hegyron si mise un maglione sopra sostenendo che cosi nessuno se ne sarebbe accorto. Lo accompagnò in classe e lo baciò sulla fronte assicurandogli che quella sera non avrebbe avuto scampo: dovevano parlare.
Gabriel fremette a quel pensiero. Annuì soltanto e si avviò verso il proprio banco, ma Arael già gli era addosso.
"Uff! Sempre con Hegyron!" sbuffò fintamente offeso.
"Cosa c'è, Arael? Non sarai mica geloso,eh?" lo provocò aprendo il libro di biologia.
"Certo che lo sono! Ti tratta come se fossi la sua ragazza! Invece io ti voglio tutto per me" rispose sorridendo malizioso, però il suo tono di voce era maledettamente serio.
"Arael..." riprese Gabriel stancamente, forse doveva dissuaderlo dal corteggiarlo. L'esperienza con Hesediel gli era bastata, anche se sapeva che Arael difficilmente si sarebbe comportato come quel bruto.
"Ehi, non ci provare nemmeno cuccioletto! Tu ora sei la mia preda e non ti lascerò stare cosi facilmente" la sua sincerità spesso lo spiazzava.
"E dopo che mi avrai conquistato che farai? Troverai un'altra preda?" lo interrogò con voce scherzosa, però stranamente sentì il bisogno di saperlo, quasi di sentirsi rassicurato.
"In verità, vorrei passare il resto della mia vita solo con la preda alla quale sto dando la caccia in questo momento, chissà che un giorno non mi riesca di catturarla con il mio stupefacente fascino" cercò di scherzare, tuttavia sapevano entrambi che era quello che il ragazzo veramente sentiva; quella fu una delle prime volte in vita sua che Gabriel si sentì bene, veramente bene. Essere amato da qualcuno. Non voleva null'altro. Tuttavia ancora non sapeva se voleva l'amore di Arael. Il professore entrò e subito fulminò Arael con lo sguardo che, da parte sua, gli sorrise torvo.
"Ora ti devo proprio lasciare mio amato" recitò melodrammaticamente portandosi la mano al petto e provocandogli un breve risolino. Il professore annunciò che per quelle due ore avrebbero fatto degli esperimenti, perciò andarono nel laboratorio dove li costrinse a lavorare in coppia; Gabriel capitò con Arael che con prepotenza aveva incenerito tutti con lo sguardo per lasciargli il posto.
Si sorrisero e iniziarono a scrivere quello che vedevano.
"Meiosi II" affermò Arael con aria di superiorità, ma Gabriel lo allontanò e guardò con attenzione.
"Meiosi I, ignorante" sibilò scrivendo sul quaderno.
"Come fai ad esserne cosi sicuro? Secondo me è meiosi II" insistette osservando e ingrandendo la cellula.
"No, guarda meglio: siamo nella metafase I, i cromosomi sono disposti sul piano equatoriale, fra poco entrerà nell'anafase" spiegò continuando a scrivere.
"Uhm, e che differenza c'è fra metafase I e metafase II?".
"Ma hai studiato?!" sbuffò il ragazzo guardandolo, Arael ricambiò lo sguardo facendo gli occhioni colpevoli, Gabriel alzò gli occhi al cielo.
"Va bene genietto, mi fido" Arael alzò le spalle facendo l'offeso.
"Sei insopportabile" mormorò l'altro sorridendo sotto i baffi nel frattempo che si mise ad osservare altre cellule, dopo aver affidato ad Arael la trascrizione di ciò che vedevano.
"Lo sai che sei affascinante in camice bianco e con quell'aria professionale?" lo prese in giro, Gabriel gli diede una sberla.
"Beh tu invece sei il solito pagliaccio" gli fece la linguaccia.
"Guarda che bella lingua, potresti pure usarla in modi differenti" lo avvertì e lui arrossì seduta stante.
Inaspettatamente Arael fu colpito alla nuca da un libro.
"Ahia! Porca troia, Ariel! Che cazzo vuoi?!" strillò girandosi verso il fratello.
"La smetti di corteggiare Gabriel?" chiese esasperato.
"Guarda che lo so benissimo che me lo vuoi portare via! Ma lui è mio!" scherzò abbracciando il ragazzo che ormai era rosso in volto.
"Che figura pietosa stai facendo... Tranquillo che non te lo porto via, e anche se volessi farlo lui cederebbe a me, sono molto più bello di te" disse passandosi una mano fra i bei capelli scuri e facendo un sorrisino di sufficienza. Arael lo guardò incredulo.
"Ehi, Narciso, vedi di non rompere, siamo come due gocce d’acqua e se proprio vuoi sapere la verità, io sono più bello di te! Infatti sono nato per prima".
"E che vuol dire?!".
"Che i primi sono i più belli, è scientificamente provato".
"Si, è provato che sei un deficiente. Lasciamo stare va... Comunque non per dire niente, ma Hegyron ti stava fulminando con lo sguardo" li informò tornando serio.
"Hegyron?" s'intromise Gabriel guardandosi intorno.
"Si, era venuto con un suo compagno per prendere delle cose per l'altro laboratorio e non vi toglieva gli occhi di dosso. Arael, chissà perchè ti vede come un attentatore alla purità di Gabry" concluse sarcastico.
"E 'sti..." commentò osservando il volto cupo dell'amico.
Gabriel fissava il vuoto davanti a sé. Hegyron aveva visto tutta la scena. E aveva visto Arael. Aveva visto lui e Arael.
Oddio, chissà cosa aveva pensato, soprattutto se li aveva guardato male. Ma cosa gli fregava? Sospirò. Non voleva che l’amico lo rifiutasse, tanto ormai lui aveva capito benissimo che gli piacevano anche gli uomini, e alla fin fine non era stato un problema cosi grosso accettarlo, o almeno ci stava ancora lavorando.
“Bene ragazzi! Avete finito?” intervenne la voce chiara del professore “Lestes, finiscila di chiacchierare! E tu, Ariel, vai al tuo posto, altrimenti questa peste ti contagia” ordinò e il ragazzo obbedì.
“Peste? Quale peste? Dov’è?” domandò Arael guardandosi attorno come se fosse in cerca di qualche cosa.
“Tu, Lestes” rispose il professore stancamente, quindi il ragazzo sorrise.
“Eh, prof, scherzavo! Scusi posso andare a buttare questo schifo?” domandò facendogli vedere della carta igienica sporca di chissà quali sostanze, l’uomo arricciò il naso e acconsentì. Gabriel osservò Arael allontanandosi e si chiese cosa avesse da sorridere sotto i baffi.
L’insegnante prese il quaderno e si stava complimentando per il lavoro svolto, quando si accorse che Gabriel guardava divertito oltre le sue spalle, quindi si voltò e vide un ragazzo dai capelli rossi che stava portandogli un quaderno e dietro di lui Arael che gli puntò una siringa alla tempia Premette e uscì in un veloce getto dell’acqua che andò a bagnare il povero malcapitato. Ciò provocò le risa di tutta la classe.
“Lestes! Ma che modi sono?! Fuoriiiiiiiiiiiiiiii!” gridò il professore esasperato, mentre Gabriel cercava di trattenersi dallo sbottare di ridergli in faccia.
Dopo alcuni minuti si ritrovarono in giardino dove continuarono a ridere, Arael gli presentò il ragazzo dai capelli rossi.
“Lui è Mikael, un mio carissimo amico” lo presentò e, rivolto al rossino, aggiunse“E lui è Gabriel, il mio ragazzo” mentì, però si pentì subito dopo giacché sentì una strizzatina sul braccio.
“Piacere di conoscerti” disse Mikael prendendogli la mano.
“Si, anche per me è un piacere conoscermi” scherzò Gabriel sorridendogli.
Risero insieme, finché arrivò Ariel che li osservò inarcando un sopracciglio.
“Oh no! Assicuratemi che non è quello che penso!” esclamò sospirando pesantemente.
“Dipende, cosa pensi?” replicò malizioso Arael.
“Che tu abbia fatto conoscere a quest’anima pura Mikael” rispose e si avvicinò all’orecchio del ragazzo “ Sai, questi due erano famosi nella nostra città fin dall’asilo per le loro malefatte” gli rivelò.
“Su su! Quali malefatte, noi siamo bravi, vero Mika?” domandò rivoltò all’altro che sorrise sornione.
“Più bravi di noi…”.
“Certo, certo… ora tornando seri, Arael io devo tornare a casa per un paio di giorni, sai papà…” fece un gesto spazientito e il fratello annuì “Pensi di potercela fare senza di me?”.
“Si si” gli rispose con aria da angioletto.
“Non mi fido, Gabriel tienilo d’occhio, non farlo andare in discoteca, non fargli prendere le canne e soprattutto… non dargli questo” cosi dicendo posò una mano sul suo pacco e il ragazzo trasalì arrossendo.
“Wow!” esclamò Mika ridendo, mentre Gabriel rimase a bocca aperta.
“Ehi pervertito! Dove metti le mani?!” sbottò il fratello, tuttavia Ariel già era lontano e gli faceva un cenno con la mano in forma di saluto.
“E meno male che era etero…” sospirò il gemello.
Gabriel si passò una mano fra i capelli. Erano matti.

Dopo gli allenamenti, si fece una breve doccia e andò in camera dove cercò di studiare, ma senza alcun successo, poiché nella mente gli tornava sempre Hesediel. Dio, come gli mancava. Si morse un labbro alzandosi dalla sedia. Si spogliò per andare a letto, ma passando davanti allo specchio si fermò per contemplarsi. Sembrava cosi diverso da quando… arrossì sulle guance. Come aveva potuto farlo guardandosi?! Era da maniaci!
Si osservò a lungo senza accorgersi della porta che lentamente si era aperta e rinchiusa. Solo quando sentì delle mani sui propri fianchi, si voltò e si specchiò negli occhi gentili e affettuosi di Arael.

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